Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/257

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Tutte le leggi sono scaturite dalle dipendenze che la violenza e l’ignoranza stabilì fra gli uomini; ed in tal guisa il matrimonio risultò dai ratti, che i più forti fecero delle più belle, per usurparne il godimento. La natura, per contro, sottopone l’unione dei due sessi alla sola legge dell’amore, e se un’altra regola, qualunque siasi, interviene, l’unione cangiasi in contratto, in prostituzione. La meretrice che senza amore vende il suo corpo, la donna che senza amore sottoscrive ad un contratto matrimoniale, si prostituiscono ugualmente. La prima vi è costretta dal bisogno perchè, vendesi per breve tempo, l’altra è più spregevole, perchè senza bisogno, vendesi per sempre; quella non promette amore nè si obbliga a rinunziarvi, questa lo promette per sempre quasi premeditando lo spergiuro. L’amore adunque, nel nostro patto sociale, sarà la sola condizione richiesta a rendere legittimo il congiungimento di due sessi. Se manca l’amore, la volontà, la libertà diventa prostituzione.

La comunanza delle donne non è naturale, l’amore è esclusivo; quasi tutti gli animali non si accoppiano che ad una sola femmina; le varie coppie si formeranno da sè, l’unione durerà finchè dura l’amore. Cessato questo, l’unione è sciolta di fatto.

L’uomo deve provvedere alla sussistenza della sua compagna finchè i doveri di madre le impediscono di lavorare. I figli rimarranno con la madre, alla quale per legge di natura appartengono. Sino ai sette anni essa provvederà, con l’aiuto del padre, che dovrà concorrere alle spese necessarie per essi con una somma proporzionata ai suoi lucri. Dai sette anni ai diciotto la nazione ne assume la tutela e l’educazione; ai diciotto sono liberi affatto e provvedono a sè medesimi.

Non essendovi testamenti, nè le altre mostruose leggi, che verrebbero rendere ereditario finanche il