Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/51

Da Wikisource.

STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 25


Non altrimenti nel 1848 e nel 1860 alcuni canti e rispetti eroico-guerreschi, dettati nella lingua nazionale, col giunger qui divenivano siciliani siccome nati in Palermo, in Messina, in Trapani; non altrimenti ai dì nostri, mentre io scrivo queste pagine, due rispetti napoletani, che corrono sotto il titolo: Dimmi 'na vota sì se mi vo' bene, portati di fresco in Palermo, vengono siffattamente sicilianizzandosi, che i versi:

  Quanta pete nce vonno a fa sto ponte
Tanta sospire pe tte aggio a jettare,

come naturali della Sicilia, con maggior leggiadria (perchè i rispetti originali son popolari sì ma non di popolo veramente) si vanno cantando così:

  Quantu petri cci vonnu a fari un ponti
Tanti nni mannu a tia suspiri ardenti.

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, non senza gran diletto degli studiosi di canti popolari comparati; ma io preferisco rimanermi a questi soli, che paiono più che sufficienti a comprovare il già detto di sopra. Se non che, se vero è che da Genova a Palermo, da Livorno a Messina, dall’isola tutta alla terraferma e viceversa, molti e molti canti ne’ tempi andati passarono, quelli però che dalle nostre coste e dalle nostre montagne andarono a posarsi e trovarono lieta accoglienza nel Continente, devono essere in numero certamente maggiore. Qui, per testimonianza del Buti, furono sin da' tempi di Guglielmo II cantatori d’ogni ragione; qui, non meno che in Barletta, Federico II re poeta, con Manfredi e Pier della Vigna, capo di sollazzevole