Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/115

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Socr. No; ma a quanto pare, così facendo, li seminerà ne’ giardini letterari per suo solo sollazzo, e scriverà così per solo scrivere, e far tesoro di ricordi che gli abbiano da servire quando sarà giunto alla età vecchia della dimenticanza, tanto per la sua persona propria, quanto per chiunque altro seguiterà le sue tracce; ed egli si rallegrerà vedendo verdeggiare quelle sue pianticelle, e nel mentre che gli altri si daranno ad altri spassi, banchettando e bevendo e cose tali, egli allora, come pare, passerà invece il suo tempo a questo gioco che ho detto.

Fed. Tu parli di un gioco bellissimo, o Socrate, paragonato a quegli spassi ignobili, se un uomo si può ricreare con discorsi e trattenimenti intorno alla giustizia e altre cose di tal natura.

Socr. Questo è pur vero, o mio Fedro; ma io credo molto più bello lo studio che si porrà seriamente intorno a queste altre cose, cioè quando un uomo adoperando l’arte della dialettica e pigliando un’anima capace, ci vorrà piantare e seminar dentro con arte i suoi discorsi, i quali bastino a difender sè stessi e colui che ha gettato le sementi, e non rimangano sterili, ma siano fecondi, onde altri discorsi rampollando in altre anime, si serbi immortale sempre quella semente la quale leverà chi la possiede a tanta felicità quanta è possibile agli uomini.