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Socrate. Adunque, essendo la santità culto degl’Iddii, ella giova agl’Iddii e li fa migliori. Ma se la è cosí, tu dèi concedere che dacchè sei lí per fare un’azione santa, tu fai migliori alcuno degl’Iddii?
Eutifrone. Ah! no.
Socrate. E né anche io credo che tu ciò voglia dire, Dio me ne scampi; ma perciò ti domandavo che intendi tu per culto degl’Iddii, non potendo pensare che tu intenda proprio cotesto.
Eutifrone. Bravo, Socrate: non intendo cotesto io.
Socrate. Ma allora qual è cotesto culto degl’Iddii che tu di’ essere la santità? di qual specie sarebbe?
Eutifrone. Quale è quel de’ servi ai padroni.
Socrate. Ho inteso: la santità sarebbe nel prestar ministerio e servigio agl’Iddii.
Eutifrone. Proprio.
XVI.
Socrate. Mi puoi dire tu qual effetto operi il ministerio de’ medici?
Eutifrone. La sanità.
Socrate. E quello de’ navai?
Eutifrone. La nave.
Socrate. E quello degli architettori?
Eutifrone. La casa.
Socrate. E dimmi, o bravo, il nostro ministerio agl’