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la verità fosse anche dimostrabilmente tale; perchè i filosofi dogmatizzanti di quell’epoca riguardavano solamente la via per mezzo della quale essa era stata raggiunta. Lo scopo, secondo essi, era un punto di nessuna importanza: «I mezzi», essi vociferavano, «lasciateci vedere i mezzi!» — e se allo scrutinio dei mezzi non si trovavano nè nella categoria di Hogg, nè in quella di Aries (che significa Ariete) — giacché, allora, i sapienti non andavano più in là — chiamavano il pensatore un pazzo e tacciandolo di «teorista» non volevano, d’allora in pioi, aver più niente a che fare nè con lui nè colle sue verità.

«Ora, mio caro amico», continua lo scrivente, «non si può sostenere che col sistema esclusivamente adottato dello strisciamento, gli uomini possano giungere al maximum della verità, anche dopo una lunga serie di anni; perchè la repressione dell’imaginazione era un male che non poteva venir compensato neanche dalla certezza assoluta nel procedimento della lumaca. Ma la loro certezza era molto lontana dall’assoluto. L’errore dei nostri antenati era affatto analogo a quello di quel salamistro, il quale pensava die quanto più vicino ai suoi occhi egli teneva un oggetto, tanto più distintamente lo poteva vedere. Anch’essi si accecavano coll’impalpabile e titillante tabacco da naso scozzese dei particolari, e così i fatti tanto vantati degli Hogg-isti non erano mai dei fatti — punto questo di nessuna importanza se non per la presunzione che questi lo fossero sempre. Tuttavia, l’infezione vitale del Baconianismo — la sua più lamentevole fonte di errori — consiste nella sua tendenza a gettare poteri e considerazioni nelle mani di uomini puramente percettivi, di quegli intertritonici pesciolini, microscopici sapienti, scavatori e venditori ambulanti di fatti al minuto, per la maggior parte nella scienza fisica — fatti che essi vendono allo stesso prezzo sulla via maestra; il loro valore dipende, si suppone, semplicemente dal fatto che sono fatti, senza riguardo alla loro applicabilità o inapplicabilità nello sviluppo di quegli ultimi o solo legittimi fatti che si chiamano Legge.

«Quelle persone», la lettera continua a dire, «quelle persone così improvvisamente elevate per mezzo della filosofia Hogg-iana ad una posizione a cui non erano adatte, così trasferite dai lavatoi alle aule della Scienza, dalle cantine ai pulpiti, questi individui sono la più intollerante, la più intollerabile setta di bigotti e tiranni che mai siano esistiti sulla faccia della terra. La loro fede, il loro testo ed il loro sermone erano ugualmente l’unica parola «fatto»

— ma per la maggior parte di essi anche di quest’unica parola non era noto neppure il significato. Per quelli che soavano disturbare i loro fatti collo scopo di metterli in ordine e di usarli, i discepoli di Hogg non avevano mise-