Pagina:Poe - Eureka, 1902.djvu/57

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EUREKA 57 nei due casi precedenti, la quale, rompendosi per mancanzà d'uniformità, si consolidò nel pianeta Saturno. Quest'ultimo projettò. in primo luogo, sette fascie unilormi che rompendosi si condensarono sfericamente in altrettante lune; ma in seguito pare che abbia projettato in tre epoche distinte, ma non molto lontane, tre anelli la cui costituzione era, per un’apparente accidentalità, di un’uniformità tanto considerevole da non presentare alcuna occasione di rottura. Cosi essi continuano a girare come anelli. Io mi servo della frase « apparente accidentalità », perchè di accidentalità, nel senso ordinario, non ve n’era, naturalmente, niente affatto — il termine è applicato giustamente soltanto al risultato di una legge indistinguibile e non immediatamente tracciabile. Restringendosi sempre più. fino ad occupare appunto Io spazio circonscritto dall'orbita di Giove, il Sole allora provò bisogno di un ulteriore sforzo per ristabilire l’equilibrio delle sue forze continuamente disturbate dal continuo aumentare della rotazione. In conseguenza Giove fu allora projettato, passando dalla condizione anulare allo stato planetario, ed essendo pervenuto a quest’ ultimo stato, projettò a sua volta, in quattro epoche differenti, quattro anelli che finalmente si costituirono in altrettante lune. Sempre restringendosi fino ad occupare colla sua sfera appunto lo spazio definito dall'orbita degli Asteroidi, il Sole allora projettò un anello che pare abbia avuto otto centri di solidità superiore, e rompendosi pare che si sia separato in otto frammenti, nessuno dei quali ebbe una massa tanto predominante da assorbire gli altri. Tutti, quindi, come pianeti distinti, per quanto comparativamente piccoli, continuarono a roteare in orbite le cui rispettive distanze possono essere considerate, fino a un certo grado, la misura della forza che li spinse a separarsi — tutte le orbite, ciononostante, essendo cosi strettamente vicine da permetterci di considerarli come uno in paragone delle altre orbite planetarie. Il Sole, continuando a restringersi e divenendo tanto piccolo da riempire l'orbita di Marte, projettò allora questo pianeta — ben inteso col procedimento già ripetutamente descritto. Tuttavia, Marte non avendo lune, non avrà lanciato via nessun anello. In fatto, era sopraggiunto allora un periodo nella carriera del corpo generatore, centro di tutto il sistema. 11 decrescere della sua nebulosità, che è Vaccrescere della sua densità, il che è, di nuovo, i! decréscere della sua condensazione, dalla quale sopravveniva il costante disturbo dell’equilibrio — deve, in quel periodo, aver raggiunto un punto in cui gli sforzi per ristabilirlo sarebbero stati sempre ineffettuabili, in proporzione appunto di quanto essi erano meno frequentemente necessari. Cosi mirocessi di cui noi abbiamo parlato avrebbero dovunque opstrato dei segni di esaurimento — primieramente nei pia-