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Pagina:Poe - Eureka, 1902.djvu/67

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EUREKA 67 generali della legge, in una parola, certi ritocchi e correzioni che avessero l'effetto di differire il compimento di queste stelle particolari per secoli e secoli al di là dell'èra durante la quale tutti gli altri corpi stellari ebbero tempo, non solo di essere perfettamente costituiti, ma di diventare canuti e di una età indicibilmente avanzata. Senza dubbio si obietterà tosto che, giacché la luce per mezzo della quale noi riconosciamo le nebulose deve essere semplicemente quella che lasciò la loro superfìcie da un grande numero di anni, i progressi osservati attualmente, o che crediamo di osservare, non sono in realtà dei progressi che avanzino positivamente, ma dei fantasmi di progresso completati da lungo tempo pel passato, appunto come io ho sostenuto che devono essere stati tutti quei progressi che costituiscono la massa. A ciò io rispondo che la condizione ora osservata degli astri condensati non è la condizione attuale, ma una condizione già adempiuta nel Passato, cosicché il mio argomento tratto dalla condizione relativa delle stelle e delle nebulose non è in nessun modo disturbato. Di più, coloro che sostengono l'esistensa delle nebulose non attribuiscono la nebulosità all’estrema distanza e dichiarano che è una nebulosità reale e non semplicemente prospettiva. Affinchè noi possiamo concepire una massa nebulosa veramente visibile, noi dobbiamo concepirla come mollo vicina a noi in confronto cogli astri condensati che ci presentano i telescopi moderni. Affermare, dunque, che le apparenze in questione sono realmente delle nebulose è un affermare, dal nostro punto di vista, la loro vicinanza relativa. Così la loro condizione, come noi la vediamo ora, sarà attribuita ad un’epoca molto meno remota che quella alla quale noi possiamo attribuire le condizioni attualmente osservate della maggioranza, almeno, delle stelle, in una parola, se l’Astronomia dovesse sempre dimostrare resistenza di una nebulosa, nel senso che ora si dà a questa parola, io dovrei considerare la Cosmogonia Nebulare, non come rinforzata, in vero, da questa dimostrazione, ma in vece come irreparabilmente rovesciata da essa. Però, per non dare a Cesare più di ciò che è dovuto a Cesare, lasciatemi osservare qui che l’assunzione dell’ ipotesi che condusse Laplace ad un risultato cosi glorioso sembra gli sia stata suggerita in gran parte da una concezione erronea — da quella stessa concezione erronea della quale noi abbiamo appunto parlato — dal preconcetto che prevale generalmente sul carattere delle nebulose, cosi impropriamente chiamate. Egli suppose che queste fossero in realtà ciò che implica la loro designazione. Il fatto è che questo grande uomo non aveva, molto giustamente, una piccola lede nelle sue facoltà puramente percettive. Quindi per quanto