Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/114

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palmati come un’anatra, nè ali come il pesce volante che è spinto dal vento a modo d’un vascello; e nemmeno si spingeva innanzi contorcendosi come fanno le anguille. La testa e la coda avevano la stessa forma, soltanto non lungi da quest’ultima si aprivano due piccoli fori ad uso di narici, e attraverso i quali il mostro soffiava fuori il suo fiato denso con prodigiosa violenza e con un suono fischiante e spiacevole.

«Il nostro terrore fu estremo vedendo quell’orribile oggetto, ma fu tuttavia sorpassato dal nostro stupore quando, vedendolo più da vicino, scorgemmo sul dorso della creatura un gran numero di animali che avevan press’a poco la grossezza e la forma di uomini, e che somigliavan loro in tutto tranne che non portavano vesti (a modo di uomini), essendo forniti (da natura senza dubbio) di un rivestimento brutto e incomodo, molto simile a del panno, ma così aderente alla pelle da renderne i poveri diavoli comicamente imbarazzati, e da infligger loro, a quanto sembrava, delle gravi sofferenze. Sul cocuzzolo del capo portavano certe scatole dall’aspetto quadrato che, a prima vista, mi sembrò potessero corrispondere ai nostri turbanti, ma presto mi dovetti accorgere che erano eccessivamente solide e massicce, e ne conclusi