Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/115

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che dovevano essere dei congegni intesi, grazie al loro forte peso, a tenere le teste di quegli animali ben salde sulle loro spalle. Attorno al collo di quelle creature erano fissati dei collari neri, (insegne di servaggio, senza dubbio) quali noi facciamo portare ai nostri cani, soltanto molto più grandi e infinitamente più rigidi, cosicchè era perfettamente impossibile a quelle misere vittime il muovere il capo in qualsiasi direzione senza un movimento corrispondente del corpo; e così essi erano dannati a una contemplazione perpetua del proprio naso; spettacolo camuso in meraviglioso, per non dir spaventoso, grado.

«Allorchè il mostro ebbe quasi raggiunta la spiaggia dove noi ci trovavamo, esso spinse d’improvviso all’infuori uno dei suoi occhi, e ne emise una terribile vampata di fuoco, accompagnata da una densa nube di fumo, e da un rumore che non potrei comparare che al tuono. Come il fumo si dileguò, vedemmo uno degli strani uomini-bestie ritto vicino alla testa dell’enorme animale, con una tromba in mano, attraverso la quale (portandola alla bocca) egli si rivolse tosto a noi con certi accenti forti, ruvidi e sgradevoli, che forse avremmo preso per un linguaggio, se non fossero stati così intensamente nasali.