Pagina:Poe - Storie incredibili, 1869.djvu/154

Da Wikisource.

— 148 —


ai neri drappi laceri e cadenti che, scossi dall’incipiente soffio del vicin temporale, ondulavano — come in eccesso di doglia — qua e là sui muri, e susurravano dolorosamente intorno gli ornamenti del letto.

Ma ogni mio sforzo fu vano.

Un invincibile, intenso terrore avvinghiava grado a grado tutto l’essere mio, infiltravasi in ogni mia fibra; — e dappoi un’angoscia straziante, un vero incubo venne a posarsi sul mio cuore. Respirai con violenza, e feci un vivo sforzo per iscacciarlo; e alfin lo scacciai: allora, sollevatomi su’ guanciali, spinsi con ardente disio lo sguardo tra la fittissima tenebra della camera, e tesi l’orecchio (nè saprei la ragione di questo mio fare; forse unica, la semplice forza degl’istinti) a certi suoni bassi e vaghi che partivansi di non so dove, e che ad intervalli arrivano lenti e misti a’ frastuoni della tempesta.

In preda ad un’intensa sensazione di orrore, orrore inesplicabile, intollerabile, in fretta in fretta indossai i miei abiti — (ben mi accorsi che in quella notte non avrei potuto chiudere occhio) e aggirandomi qua e là a gran passi nella camera, mi sforzai d’uscire dallo stato deplorabile in cui era caduto. — Aveva compiuto appena qualche giro, allor che un passo lieve lieve venne ad arrestare la mia attenzione; immantinenti m’accorsi, quello essere il passo di Usher.

Ed ecco che, non ancor volto un minuto secondo, piano piano udii picchiare alla mia porta, e lui, proprio lui farsi innanzi con una lampada in mano. Un cadaverico pallore si stendeva, come al solito, sopra la sua fisionomia; dippiù, eravi