Pagina:Poe - Storie incredibili, 1869.djvu/242

Da Wikisource.

— 236 —


Me ne accorgo; voi mi credete vecchissimo; e pur io non sono sì tarmato di anni. Valse appena un quarto di giornata per mutare in bianchissimi questi miei già sì lucidi e neri capelli, per indebolire le membra mie e tanto fiaccarne i nervi da tremare ad ogni menomo sforzo, e da essere agghiadato di paura alla vista d’una semplice ombra. Volete crederlo? è gran che, se oso appena da questo piccolo promontorio spingere lo sguardo a basso, senz’essere preso da vertigine. Ma!...

Il piccolo promontorio sulla cui sponda il vecchio erasi trascuratamente sdraiato per riposarsi (in modo che la parte più pesante del suo corpo era fuor di equilibrio, e che non restava preservato da una caduta che dal punto d’appoggio del suo gomito sulla estrema e sdrucciolevole proda della roccia), quel piccolo promontorio, dico, si alzava un mille cinquecento o mille seicento piedi circa sur un caotico immane ammasso di roccie site al di sotto di noi: immenso precipizio di granito nereggiante e lucente! Per nulla al mondo io mi sarei voluto rischiare a soli sei piedi da quella spaventosa ripa. E per vero io mi sentiva sì profondamente agitato dalla positura pericolosissima del mio compagno, che mi lasciai andare lungo disteso al suolo aggrappandomi agli alcuni vicini cespugli, senza nemmeno aver forza di levare gli occhi al cielo. E invan mi sforzava di scacciar la importuna idea che qualche furia di vento facesse pericolare in sua base la stessa montagna. Ci volle proprio del tempo per ragionare e trovare il debito coraggio a rimettermi a sedere e spingere lo sguardo nell’immenso spazio.

Bah, amico — disse qui la guida — bah! biso-