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Pagina:Poemetti allegorico-didattici del secolo XIII, 1941 – BEIC 1894103.djvu/184

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178 poemetti allegorico-didattici

gittogli un crocco per gran tradigione;
ma nol poteano ismover piú ch’un monte.
Allor trasser per forza e lui e ’l ponte;
sua gente si gittò in disperagione.

     Dipinto v’è lo sforzo soperchiante, 129
che prese le duo navi in tal fortuna;
èvi Pompeo che va per mar pensante,
ch’altro che Roma non guata veruna;
andandosi cosí sonneferante,
e Giulia li apparío con veste bruna,
e diceali sè lassa: «Io son cacciata
di luogo in luogo, io veggio apparecchiata
la fiamma di ninferno a cui s’aguna.

     La guerra è tra ’l mi’ padre e ’l mi’ segnore; 130
(avviso gl’iera che dicesse quella);
fortuna tenne teco a grand’onore,
mentr’io fui teco: or m’oblie per Cornilla;
ma i’ non ti lascerò posare un’ore».
La nave andava inver’ Grecia con ella;
e i suoi compagni Pompeo disvegliaro,
la visione in favola tornaro,
avvegna per Pompeo fu falsa e fella.

     Cesare mandò Currio per vivanda 131
in Cicilia con armati leoni;
e partío di Brandizio, e fe’ comanda
ai suoi ch’a Roma andâr molto benigni;
e tutto v’è dipinto, come manda
la gente sua con pacefichi segni;
quando fuor presso a Roma, e que’ le disse:
«Roma, chi crede ch’io ver’ te fallisse?
Dove son iti i tuoi duca non degni?».

     Eran rimasi in Roma Sanatori; 132
apparecchiarsi di non contradirlo;