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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/162

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     Era anco assai gentil pittor, ma quello,
Cotal, con cui gli abozzi suoi compiva,
Il pelo avea al contrario del pennello,
     Ma pur mirabilmente coloriva,
E con due pennellate d’incarnato
Rappresentava una persona viva.
     E perciò molto era a le muse grato,
E siccome fedele, e diligente
La guardia del lor orto gli avean dato.
     Dov’io non seppi veder altra gente,
Eccetto un Duca, assai gentil compagno,
Piuttosto uomo dabbene, ch’altramente,
     Il qual poco lontan da certo stagno
Giva per l’orto fiutando i meloni,
Ch’un naso avea d’un Alessandro Magno,
     E coglieva anco spesso de i citroni,
Ed accappava quei gialli da seme,
Poi s’affacciava su certi verroni,
     Avendosi piacer da le supreme
Rive veder da basso una gran frotta
Di poetazzi radunati insieme,
     Che tentando salir, quel Duca allotta
Li salutava con le citronate,
Nè mai tirò, che non facesse botta.
     Ed a un certo poeta mezzo frate
Lasciò cader una zucca lardaia,
Sul capo, e ne stè mal tutta la state.