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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/165

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     Ma (Cavalier) parliamo omai sul sodo.
La causa mia fu vista, e ventilata,
Ed al fin risoluta a questo modo.
     Mi renderon le lettre, e fu pigliata
Mezza libbra di più de l’ordinario
Di castron magro per la mia arrivata.
     Poi, quanto al ber, ricorsero al lunario
E calendar la mia nativitate,
Ch’era la Luna nel segno d’Acquario.
     Circa ’l dormir, mi furo spiumacciate
Non so che baie, e mi ci aggiunser anco
Una schiavina doppia di fischiate.
     Io di mirar non sazio mai, nè stanco,
Pur mi già rivolgendo in quella casa,
Quando mi vidi uscir certi per fianco
     Uomini gravi, ognun di cera rasa,
Il Bembo, il Giudiccione, il Sadoleto,
E il mio Messer Gioanni da la Casa,
     Che s’eran sottoscritti ad un decreto
Passato dianzi molto favorito
Nel publico scrutinio, e nel secreto,
     Che non fosse poeta tanto ardito
Che versi ad alcun Principe scrivesse,
Se ben ei si morisse d’appetito.
     Fuor che, se quel Signor non possedesse
Anch’egli un venaccion di poesia
Perchè in tal caso gli si concedesse.