Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/17

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Ma surgano ivi appresso chiari fonti,
O pelaghetti con erboso fondo,
O corran chiari, e tremolanti rivi,
Nutrendo gigli, e violette, e rose,
Che ’n premio dell’umor ricevono ombra
Dai fiori, e i fior cadendo, infioran anco
Grati la madre, e ’l liquido ruscello.
Poscia adombri il ridutto una gran palma,
O l’ulivo selvaggio; acciò che quando
L’aere s’allegra, e nel giovinett’anno
Si ricomincia il mondo a vestir d’erba,
I Re novelli, e la novella prole
S’affidan sopra le vicine frondi;
E quando usciti del regale albergo
Vanno volando allegri per le piagge,
Quasi gl’inviti il freseo erboso seggio
A fuggire il calor del Sole ardente.
Come fa un’ombra folta nella strada,
Che par, ch’inviti a riposar sott’essa
I peregrini affaticati, e stanchi,
Se poi nel mezzo stagna un’acqua pigra,
O corre mormorando un dolce rivo,
Pon salice a traverso, o rami d’olmo,
O sassi grandi, e spessi; acciò che l’Api
Possan posarvi sopra, e spiegar l’ali
Umide, ed asciugarle al Sole estivo;
S’elle per avventura ivi tardando