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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/207

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Tocco improvviso a piede
Traboccargli l’amico, e ross’ardente
Fra tuoni, e lampi intorno intorno sente
L’eterea fiamma voltolargli, e ’l crine,
L’estremo crin già pure
Crepitando lambirgli, tal repente
A quell’orribil vista
Nelle viscere a tutti il cor si firinse,
Ristette il sangue, cebianco
Color di morte ogni volto dipinse,
Oh vedi là, cui manco
Venne l’ultimo alfin raggio di speme,
Qual fitta mostran su la faccia loro
Costernazion profonda!
Già ben diresti, son morti costoro.
Ma su l’opposta sponda,
Ove più spessa ognora
L’inutil turba s’affollava, oh vedi
Qual d’uno in altro spaziando cresce
Confusion di pianti, e di clamori,
Ed al ciel, che non ode i suoi furori
Voti inutili, e vani oltraggi mesce!
Ve’ come gli occhi sbigottito, e i piedi
Dal vero aspetto torse
Quasi per se ciascuno
Di pari sorte in forse,
Se non se quanto immoto