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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/208

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Stupidamente orror vi tenne alcuno,
E questi fu, che vide
Ben due volte l’Eroe sorgere ancora
Sovra l’onde omicide,
Ed altrettante in giù
Ripiombar lasso! e non risorger più;
     Nè tacerò, che mentre al Duce oppresso
Arte, forza, e valor nulla giovaro,
Tale un genio nimico avea contr’esso,
Due soli pur di bassa plebe oscura;
Che nel fatal tragitto
Da mercè vinti osaro
Farsi compagni al suo coraggio invitto,
Sorte migliore, o cieca Dea! trovaro
O di se meno incauti li rendesse
Zelo minor altrui,
O che gloria sdegnasse illustre Dea
Altri accoppiare al luttuoso evento
Onde un nome sovrano ornar volea,
Se non è pur che d’una
Vittima sol contento
Lo stesso. Dio dell’onde
In sul fatal momento
L’inumano cangiasse in più talento;
E ben tal era il sacrifizio, e tanta
Già sorgente per se d’immenso duolo
Da soddisfar ei solo