Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/31

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Al tempo quando il Genitor dei Dei
Saturno antico divorava i figli,
E però diede loro il Padre eterno,
Che avessero comuni i lor figliuoli
E le famiglie, e la città comune,
E che vivesser sotto sante leggi,
Correndo una medesima fortuna.
Sole conoscon veramente l’Api
L’amor pietoso delle patrie loro.
Queste pensose, e timide del verno,
Divinatrici degli orribil tempi,
Si dan tutta la state alle fatiche,
Riponendo in comune i loro acquisti,
Per goder quelli, e sostentarsi il verno.
Alcune intorno al procacciar del vitto
Per la convalle florida, ed erbosa
Discorron vaghe, compartendo il tempo.
Altre nelle corteccie orride, e cave
Il lacrimoso umor del bel Narcisso,
E la viscosa colla dalle scorze
Nel picciol sen raccolgono, e co’ piedi
Porgon le prime fondamenta ai favi;
A cui sospendon la tenace cera,
E tirano le mura, e gli alti teti.
Altre il minuto seme allora accolto
In su ’l bel verde, e ’n sui ridenti fiori:
Covan col caldo temperato, e lento: