Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/48

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Tanto lo batterai, che caschi in terra:
E fatto questo, chiudilo in quel loco,
Ponendo sotto lui popoli, e falci:
E sopra cassia, con serpillo, e timo;
E nel principio sia di primavera,
Quando le Grue, tornando alle fredde alpi,
Scrivon per l’aere liquido, e tranquillo
La biforcata lettera dei Greci.
In questo tempo dalle tenere ossa
Il tepefatto umor bollendo ondeggia,
O potenza di Dio quanto sei grande,
Quanto mirabil! D’ogni parte allora
Tu vedi pullular quegli animali,
Informi prima, tonchi, e senza piedi,
Senz’ali, vermi, c’hanno appena il moto.
Poscia in un punto quel bel spirto insuso,
Che vien dalla grand’anima del mondo,
Spira, e figura i piè, le braccia, e l’ale,
E di vaghi color le pinge, e inaura.
Ond’elle fatte rilucenti, e belle
Spiegano all’api le stridenti penne,
Che par che siano una rorante pioggia,
Spinta dal vento, in cui fiammeggi il Sole:
O le saette lucide, che i Parti
Ferocissima gente, ed ora i Turchi,
Scuoton dai nervi dagli incurvati archi
Io già mi posi a far di questi insetti