Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/65

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     36Quanto più segue invan la vana effigie,
Tanto più di seguirla invan s’accende;
Tuttavia preme sue stanche vestigie,
Sempre la giunge, e pur mai non la prende:
Qual fino al labro sta nelle onde stigie
Tantalo, e ’l bel giardin vicin gli pende,
Ma qualor l’acqua o il pome vuol gustare,
Subito l’acqua e ’l pome via dispare.

     37Era già drieto alla sua desianza
Gran tratta da’ compagni allontanato,
Né pur d’un passo ancor la preda avanza,
E già tutto el destrier sente affannato;
Ma pur seguendo sua vana speranza,
Pervenne in un fiorito e verde prato:
Ivi sotto un vel candido li apparve
Lieta una ninfa, e via la fera sparve.

     38La fera sparve via dalle suo ciglia,
Ma ’l gioven della fera ormai non cura;
Anzi ristringe al corridor la briglia,
E lo raffrena sovra alla verdura.
Ivi tutto ripien di maraviglia
Pur della ninfa mira la figura:
Parli che dal bel viso e da’ begli occhi
Una nuova dolcezza al cor gli fiocchi.