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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/67

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     42Non s’accorge che Amor là drento è armato,
Per sol turbar la sua lunga quiete:
Non s’accorge, a che nodo è già legato,
Non conosce sue piaghe ancor secrete;
Di piacer, di disir tutto è invescato,
E così il cacciator preso è alla rete
Le braccia fra se loda, e ’l viso, e ’l crino,
E in lei discerne non so che divino.

     43Candida è ella, e candida la vesta,
Ma pur di rose e fior dipinta e d’erba;
Lo inanellato crin dall’aurea testa
Scende alla fronte umilmente superba:
Ridele intorno tutta la foresta,
E quanto può, sue cure disacerba:
Nell’atto regalmente è mansueta;
E pur col ciglio le tempeste acqueta.

     44Folgoran gli occhi d’un dolce sereno,
Ove sue faci tien Cupido ascose:
L’aer d’intorno si fa tutto ameno
Ovunque gira le luce amorose:
Di celeste letizia il volto ha pieno,
Dolce dipinto di ligustri e rose;
Ogni aura tace al suo parlar divino,
E canta ogni augelletto in suo latino.