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Pagina:Poemetti italiani, vol. II.djvu/13

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     185E così quel, ch’altrui volea scoprire
A se medesma dir l’osava a pena;
Ed a tal ghiaccio si sentia venire,
Ch’era di tema, e maraviglia piena.
Altro non sa, che tutta impallidire,
190Altro non sa, che rallungar sua pena,
Altro lassa non sa, che starsi muta
Pur aspettando in van s’altri l’aiuta.

     Ma troppo tempo e vanamente aspetta
Colui, ch’amando altrui soccorso attende,
195Ma non sapea la bella turba eletta
Eseguir quel, che tanti petti incende,
E senza tema aver d’altra vendetta,
Mercè d’affanni a’ suoi soggetti rende;
E restando di gelo, arde ogni loco
200Qual fredda pietra che fuor manda fuoco.

     Era in la schiera che ’l suo mal seguiva
Eco d’ogni altra più famosa, e bella,
Fuor solamente, ch’era un tempo priva
De la sua natural dolce favella,
205Sì che indarno a parlar la bocca apriva:
Tal suo destino, e tal sua fera stella,
Che ’l largo don che già le fè natura
L’ira soverchia altrui le cangia, e fura.