Pagina:Poemetti italiani, vol. III.djvu/12

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     Gironima Colonna era la terza,
Figlia del grande Ascanio, e dopo questa
Quella seguia, che da mattino a terza
A nona, a vespro i chiari ingegni desta
D’Aragona Isabella, e seco scherza
Amor nè grazia alcuna a dietro resta
Minturno, e Tasso eran de l’una carchi
E de l’altra il Tansillo e e ’l dotto Varchi.

      Ecco Leonora poi Sanseverina,
O chi verrà, che que’ begli occhi appieno
Possa lodare, ove suoi strali affina
Amor, per impiagarne a mille il seno.
Di costei canta Laura Terracina,
E pon cantando a l’aura a l’onda il freno:
E un Caracciol con lei, spirto divino
Giulio Cesar, cui tanto onoro, e ’nchino.

     Non men chiara, e leggiadra un’altra appare,
Mostra lo scritto fuor, Giulia Gonzaga,
Che de la notte a voglia sua può fare
Il chiaro giorno, od ella bianca e vaga,
I duo, che dottamente a lui cantare
Volser del lume, ch’ogni sdegno appaga
Si leggeano in un verso a paro a paro
Francesco Maria Molza, Annibal caro.