Pagina:Poemetti italiani, vol. III.djvu/45

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     Tai solcan terra il più degli aratori
Sotto questo ciel nostro sì felice,
Ove son l’erbe eterne, eterni i fiori,
     Ove Cerere e Bacco, e l’inventrice
Dell’ulive contendon di ricchezza,
E dove è ’l paradiso, se dir lice;
     Delizie di natura, ed allegrezza,
Di cui mai sempre il mondo in dubbio è stato
Qual sia più la bontade o la bellezza.
     Or entriamo alla villa a prender fiato:
Che lo star fuora, e volger pietre e zolle,
V’ha forse oltra misura affaticato,
E già vi vedo ormai di sudor molle.