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VISIONE

POEMETTO

di

JACOPO SANAZZARO


La notte che dal ciel carca d’obblio
Suol portar tregua a’ miseri mortali,
Venuta era pietosa al pianger mio:

     E già con l’ombra delle sue grand’ali
Il volto della terra avea coverto,
E tacean le contrade e gli animali:

     Quando me lasso e di mia vita incerto,
Non so come, in un punto il sonno prese
Sotto l’asse del ciel freddo e scoverto.

     Ed ecco il verde Dio del bel paese,
Arno, tutto elevato sopra l’onde
S’offerse a gli occhi miei pronto e palese.

     Di limo un manto avea sparso di fronde,
E di falci una selva in su la testa,
Con la qual gli occhi e ’l viso si nasconde.

     Oimè, Fiorenza, oimè qual rabbia è questa?
Venia gridando: oimè, non ti rincrebbe?
Con voce paventosa irata e mesta.