Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/114

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Nello spumante vortice rimiro
Al breve lume che lampeggia, e fere
Nella pallida faccia ai naviganti,
Che le tremanti braccia ergono al cielo.
Mugghia la selva, e in vorticosi giri
Dal turbine ruotati alto stridendo
Schiantansi i forti cerri, e si dibarba
La robusta di Giove arbore annosa,
Dall’imo suol traendo e sterpi e sassi
E polverosa nube; i rauchi gridi
Delle belve, il mugito de torrenti,
De’ venti il fischio, il fremito dell’onde,
De’ massi avvolti, e fracassati rami
Il rumor cupo, gli ululi, le strida
Forman confuso e misto suon, che fere
L’orecchie di spavento, e che rimbomba
Sul core orribilmente. Ma si placa
L’aereo spettro, la primiera forma
Riveste, e sopra il mar placido scuote
Le azzorre piume, e colla destra amica
Fuga le nubi, e rasserena il cielo:
Cadono l’onde allor, tacciono i venti,
E il liquido seren solo trascorre
Un zefiretto, che il ceruleo piano
Increspa leggiermente, e l’umid’ali
Fra le tremule frondi batte, e scherza
Con susurro soave, a cui risponde