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Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/145

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     Chỉ mai fu questi? e chi s’aprì la via
Tra l’orror di quei sintomi fatali?
Il Vetro il Vetro, che fiammante uscia!
     Oh come l’ammirarono i mortali,
Poichè risplender videro sì caro
Sì prezioso don degl’immortali
     E l’arte emulatrice indi chiamare
Di natura a imitar gli alti portenti,
El’istessa natura oltrepassaro.
     Cristalli al par de’ suoi pini, e lucenti
Inventò l’uomo, e oltre ogni sua speranza
Dal Vetro ottenne poi beni, e contenti.
     Il Vetro è del buon vino eletta stanza
Immago è il Vetro d’ogni cuor sincero,
Non può ingannar diafana sostanza.
     Nella bevanda ei ci discuopre il vero
E della coscienza il guardo acuto
Penetrò della fraude il vel più nero.
     Ma ben altro di lodi abbia tributo,
Ben altri fregi gloriosi, e chiari
Da natura, e dall’arte ha ricevuto!
     Sono i giorni dell’uom torbidi e amari
Per tante infermitadi ond’è ricinta,
Cui del fisico in man stanno i ripari.
     Che se natura a secondar accinto
I farmachi falubri in opra pone
Depresso è il morbo e la natura ha vinto.