Le furie sue superstizion disserra,
Re Messicani, e generosi Incassi
Sotto l’Ispano acciar mordon la terra.
Del reo conquistator precede i passi
Terrore, e morte, e, pasto ai corbi, un monts
Di vittime scannate ovunque fassi
Nè sfuggir ponno dell’iniquo all’onte
L’ossa de’ morti chiuse in aurea tomba
Se non son lor tesori a ceder pronte.
Fin sul bambin lattante il ferro piomba
E dalla strage universal chi avanza
De’ monti nelle viscere s’intomba.
Là s’astringe a scavar profenda stanza
Ove si pasce l’avarizia d’oro,
E son morte la gioja, e la speranza.
Miseri! intenti nel servil lavoro
Sol il peso sentian delle ritorte,
Nè il periglio scorgean sul capo loro!
Si sfrana il monte. O avventurosa sorte
Che per sempre gli toglie a tanti affanni,
E lor dà nell’istante e tomba, e morte!
Stanchi e non sazi alfin di tanti danni
Carchi tornano ormai d’ori e d’argenti
Alle sponde natie gli empi tiranni.
Quai sfrenati desii volgon lor menti!
Già credonsi mercar l’Europa intera,
Ma coi tesor non si dà legge ai venti.