Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/194

Da Wikisource.
190


     Ed affrettando i passi, ivan sull’orme
Della turba vagante e sonnolenta,
Ma d’improvviso, pallida e deforme
Morte a mezzo il cammin lor si presenta;
E, volto l’occhio fier che mai non dorme,
Grida: olà che si chiede? e che si tenta?
Chi tanto ardir, chi a te tal dritto diede
Di rapir ne’ miei Regni a me le prede?

     Formata era costei soltanto d’ossa
E la schiomata fronte allor che scuote,
Tremano i denti rari ad ogni scossa,
Sì aggiran gli occhi in due spelonche vuote:
Roso a metade ha il naso e doppia fossa
Invece sta delle perdute gote.
Nodoso è il gorgozzul: scarnito il petto
Doppia schiera di coste offre all’aspetto.

     Talchè alla vista orrenda, alla severa
Minaccia, al roco favellare audace,
Il forte Alcide avria temuto, s’era
D’Alcide il petto di temer capace.
Ma senza sbigottir l’alma guerriera
Disse: se il mio disegno a te non piace,
Usa tua possa pur: vigor che basti
Sento per sostenere i tuoi contrasti.