Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/195

Da Wikisource.

191


     In così dir col noderoso cerro
Morte dal varco allontanar procura;
Ma quella infuria ed il falcato ferro
Ferocemente al collo gli misura.
Piegossi Alcide, e a vuoto un lungo sterro
Segnò cadendo al suol la falce dura.
Quindi risorge; ma col ferro in alto
Morte rinnova il furioso assalto.

     Egli or l’evita, or colla grave mazza
Da se diverte i colpi e mai non cede.
Allor la Morte per l’immensa piazza
Lunge il ferro gittò che inutil vede;
E a mani aperte infellonita e pazza
A lui si avventa e soffocarlo crede.
Lascia Alcide la clava, e le si serra
Veloce incontro e a lei le braccia afferra.

     Gelò da capo a piedi allor che strinse
Ercole colla man quell’ossa ignude,
Ed un ghiaccio mortal tutto gli avvinse
Il core e quasi il respirar gli chiude.
Morte per rovesciarlo oltre si spinse,
Ma sì due scosse impetuose e crude
Ercole diè, che sbilanciolla e stanco
Batter le fece sul terreno il fianco.