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Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/202

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Tentò cangiare, o moderar le leggi:
125Le candide colombe all'agil cocchio
Di sua mano adattò; mesta, pensosa,
Senza le Grazie sue ministre al volo
Mosse i placidi augelli; in brevi istanti
Presso l'arciero delinquente Nume
130Trovossi: il Dio, che del materno sdegno
Non ignorava la cagion, tremante
Nascondersi volea: Ciprigna allora
Torva qual chi per grande ingiuria freme,
Questa è la cura, disse al figlio reo,
135Che di Pandora avesti? Ingrato Amore
Dunque i miei cenni rispettar non sai!
Del fatal nodo, che formasti, ignori
I tristi effetti, che inesperto sei,
Benchè Nume, e possente: tu la pena
140Primiero avrai del gran delitto: al fianco
Furia crudel ti fia; la fredda mano
Stenda sul cor de' tuoi seguaci, e calma
Non abbia mai chi da' tuoi lacci è stretto:
Cerulea nube il cocchio avvolse, sparve
145La Diva, e Amor lasciò mesto, e dubbioso:
Mentre agitato il Dio rendea palese
Il tumulto del cor tra' varj affetti,
Donna gli apparve, che avea raro e bianco
Il crin, fiere le luci, e sparso il volto
150Di rughe, e di pallor: dal tetro aspetto