Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/203

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Quello fuggir volea; ma ferma, e m'odi,
La straniera gridò: seguirti sempre
Io deggio, e turbar sempre i tuoi diletti;
Questa ch'io serbo, onde appagar mie brame
155Nitida lente osserva, opra sublime
Del vigile sospetto: i tuoi seguaci
Vedranno in essa il caro oggetto, e grande
Ognora il merto del rival felice:
Volse a tai detti ver gli Amanti il passo
160La furia, e dietro a lei (strano corteggio!)
L'odio, il furor, la tema, il reo consiglio
Mossero pieni d'ira il piè veloce;
Così talor se in Oriente sorge
Orrido nembo, e rapido s'accende
165L'elettrico vapor, sugl'ubertosi
Campi si scaglia, e seco trae fremendo
La tempestosa grandine, e sdegnosi
I venti urtan la querce, e il faggio antico.
     In grembo all'erbe, a' fior giaceva intanto
170Epimeteo gentile al sonno in preda:
Era giuoco dell'aure il vago crine,
Che or sul volto, or sul petto lievemente
Cadea: di bella porpora vivace
Pinto il labbro socchiuso sorridèa,
175Del suo tranquillo cor prova sicura;
Tal si dimostra alla vermiglia Aurora,
Allor che fugge di Titon gli amplessi,