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340Dell’alma gli occhi scintillar più vivi:
Seco la trasse il messaggier d’Olimpo
D’un colle al sommo verdeggiante, e quivi
In Naiade cangiolla, e un chiaro fonte
Per soggiorno le diè: sacre eran l’onde
345Al Nume d’Epidauro; agl’egri queste
Porgevan salutifero vigore,
Fugando i morbi dolorosi, e gravi,
Di cui si lagna Umanità meschina;
E fama è pur, che sieno al crudo affanno,
350Che produce d’Amor lo stral possente
Antidoto sicuro: acque pregiate
Ah perchè foste ignote all’infelice
Piangente Saffo! se di voi sapèa
La celeste virtù, negletto, oscuro
355Sarebbe ancor di Leucate il sasso.