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Ch’imperioso or volo alto, or profondo.
Passo di Teti sul gran regno immenso,
Ove più l’acre è denso,
E metto i nembi, e le tempeste in bando.
Talora a Borea procelloso affreno
L’ali, ed afferro all’umid’austro il crine.
E li traggo mugghiando
Su le tumide, altere, onde marine:
E le procelle al mar de’ Sciti in seno,
E all’Etiopo meno.
Nettun spesso guatommi, e n’ebbe sdegno,
Che a lui turbassi rigoglioso il regno.
     Ma chi può freno porre
Alla forza, che’l sen m’agita, e muove?
Talor la calda mente avida scorre
Tra le battaglie sanguinose, dove
Cingo di folgoranti ire gli alteri
Magnanimi guerrieri;
Lor pongo il tuono, e i fulmini da lato,
E meno al lampo dell’irate spade
Morte insieme, e Vittoria intorno ai lidi.
Lor dono l’onorato
Lauro, di cui fra i trionfali gridi
Cinti, son tratti per l’adorne strade
Delle patrie contrade
Così spesso il sonoro eccelso carme
Arbitro sembra del destin dell’arme.