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     Non le faci d’Imen, ma di Megera
Arsero ai baci orrendi ed agli amplessi,
Onde la cruda ed infedel mogliera
Lusingò del consorte i sensi oppressi,
Nè si pentì, ma ferma già com’era
Fur delitto per lei que’ baci istessi,
Baci ch’ella credè per nuove brame
Involati all’amor del drudo infame.

     Ristette pria, poi strinse il ferro, e gli occhi
Volse ad Atride, è men veloce il lampo,
E sospesa su’ tremoli ginocchi
Senza difesa il vide e senza scampo:
E quel sangue per me fia che trabocchi,
Sangue ahi sì spesso rispettato in campo,
Disse, e di pianto qualche stilla sparse,
Quando volta al suo fianco Egisto apparse.

     Nè fu, nè quivi penetrar potea
Anco immemore Egisto del periglio;
Tieste fu che invendicato ardea
Sfogar l’odio del padre in sen del figlio,
E vestito d’Egisto intanto avea
E la fronte e lo sguardo e il labbro e il ciglio,
E giunse allor che mesta era e confusa
A’ delitti sì grandi ancor non usa.