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     Con tutto ciò gli occhi ostinati, e intenti
Non si potean distor dal caro nido;
Ma sendo tanto innanzi i piè già lenti
Spinti, che in tutto sparve il tetto fido,
Trasser di pianto duo rivi correnti
Dal cor, che alzò fin alle stelle un grido,
Ch’animi non fur mai tanto perversi,
Che non facesse per pietà dolersi.

     Io n’andava tra i miei doglioso, e muto,
Com’uom ch’al collo abbia la corda avvinta,
E per gran doglia debol divenuto
Muover paso non può senza una spinta;
Nè sperando da parte alcuna ajuto
Porta la Morte sul viso dipinta;
Tal era a riguardar la mia figura
Pur giunto al fin de la giornata oscura.

     Mi gittai stanco, e solo il cibo mio
Fur lacrime, sospir, voci, e lamenti:
Ricorsi al sonno, che con grato oblio
Porgesse qualche tregua a’ miei tormenti;
Ma ’l ritrovai contrario al mio desio,
Che mandò in vece sua pensier pungenti,
Che mi facean parere inferno il tetto,
E duro campo di battaglia il letto.