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     Talchè senza aspettar che l’alma Aurora
Scacciasse l’ombre col suo chiaro raggio,
Dell’inquieto albergo uscendo fuora
A seguir cominciai l’aspro viaggio,
Sperando di trovar per strada allora
Genti nemiche, e pronte a farmi oltraggio,
Tant’avea di morir bramosa voglia;
Che ben muor chi morendo esce di doglia.

     Ma ’l ciel che lungamente ha destinato
Ch’io viva, e che mi sia pena la vita,
Mi fe’ trovar sicura in ogni lato
La via più volte già da me smarrita;
Solo il duro pensier contra me armato
Sempre allargando già l’aspra ferita,
Con ridurmi a la mente in ogni parte
Quant’aria dal bel viso mi diparte.

     In molti giorni alfin io giunsi al loco
Ov’or mi trovo mesto e doloroso
Versando umor dagl’occhi, e dal cor foco
Senza mai ritrovar tregua, o riposo.
Qui mille volte il dì la Morte invoco
Che sola mi può far lieto, e gioioso,
Guidando l’alma ov’è chi meglio ascolta,
E da’ lacci d’amor leggiera e sciolta.