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Pagina:Poemetti italiani, vol. XII.djvu/21

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     Vedi la fronte già lieta e serena,
Ch’esser folea di viril grazia ornata,
Come gli affanni l’han di rughe piena,
E da quel ch’era pria tutta cangiata;
Il sangue che solea per ogni vena
Dar nell’aspetto un’apparenza grata,
E quel vigor che vivo ti mostrava
In nessun lato è più là dove stava.

     Gli occhi ch’aveano in se qualche splendore,
E sapean dimostrar tue voglie ardenti,
Vedi come del duol e dall’umore
Restan di luce quasi privi e spenti;
Vedi ch’è già passato in te quel fiore
Dell’età più gentil, grato alle genti,
E portato n’ha seco il riso e ’l canto,
Ma lasciato t’han ben la pena e ’l pianto.

     Almen quella leggiadra alma gentile
Ti potesse or mirar sì trasformato;
Ch’essendo ella da se cortese, umile
Più che conviensi al suo felice stato,
Cangierà del rigor l’impresso stile,
Omai stimando ogni fallir purgato:
Queste cose tra me vo’ ragionando,
E così spendo il tempo lagrimando.