Pagina:Poemi (Byron).djvu/56

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54 il corsaro

Dà a brevi accenti ....» Prodi foste, il vidi;
» Ma Seid fugge .... e dee morir! Oprammo
» Assai; .... Più resta a oprar .... Ardon sue prore,
» E l’odiata Città perchè non arde? ....


V.

   Al crudo invito impugnano le faci,
E tutt’empion di fiamme, e di ruina
Dal minarèto al portico; crudele
Gioja sta sovra l’occhio di Corrado;
Ma sen’dilegua tosto, ch’improvvise
Fiedon quel cor, tra le battaglie immoto,
Femminee strida. » Arda l’Harem ei sclama,
» Ma se vi cal di vita, a le meschine
» Non sia tra voi chi oltraggio arrechi. Spose
» Abbiam noi pur, oh, il rammentate! e fera
» Su quelle un dì scender potrìa vendetta,
» Di queste i torti a riparar. Nemico
» Sol nostro è l’uomo e l’uomo sol si spegna,
» Ma, salvi noi, legge è salvar gli imbelli;
» Obblìar I’ potrei, non unqua il Cielo,
» Se al mio cenno or s’insanguini la terra
» Di miserande vittime innocenti.
» Me chi vuol segua; è tempo ancor; le mani