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156 ESIODO

Argo assetata, o Dea, tu cantami, donde i Signori.

E poi Gli Epigoni, di settemila versi, che cominciavano:

Or si cominci a cantare d’eroi piú giovani, o Muse.

Perché dicono che anche questo poema fosse d’Omero. E i figli del re Mida, Santo e Gorgo, uditi i suoi poemi, lo invitarono a comporre un epigramma per la tomba del loro padre, sulla quale era una fanciulla di bronzo che piangeva per la morte di Mida. E scrisse il seguente:

Sono fanciulla di bronzo, che sto su la tomba di Mida.
Sinché l’acqua fluisca, fioriscano gli alberi grandi.
brillin, dal mare sorgendo, il sole e la fulgida luna,
sinché scorrano fiumi, rimormori il mare alla spiaggia,
io, sopra questo sepolcro di lagrime molle restando,
a chi passa dirò che questa è la tomba di Mida.

E ottenuta da loro in dono una fiala d’argento, la offrí ad Apollo in Delfi, con la seguente iscrizione:

Questo bel dono, Apollo signore, Omero t’offriva,
per la saggezza tua: possa tu dargli sempre la gloria.

E dopo ciò, compose l’Odissea, di 12500 versi, avendo già prima composta l’Iliade, di 10005. E di lí venuto ad Atene, ebbe ospitalità presso Medone re degli Ateniesi. E in Consiglio, un giorno che faceva assai freddo e avevano acceso un gran fuoco, improvvisò, dicono, i seguenti versi:

I figli sono all’uomo corona, le torri alla rocca,
sono i cavalli ornamento del piano, le navi del mare,
è delle case fregio ricchezza, ed i príncipi degni