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PREFAZIONE lxxi

parte di un pensatore quale il Gracian, supremamente scettico, e dotato insieme d’una intuizione che si può senza iperbole chiamar prodigiosa.

Non vediamo che in questo calendario siano troppo impegnati il sentimento e la fantasia del poeta. Però qui ha luogo a manifestarsi una certa sua tendenza ad assumere un tono un po’ taumaturgico e solenne, del quale dovremo ancora parlare.

Parti mitiche. - Qui dobbiamo ripetere una osservazione già fatta a proposito della Teogonia. Eccezion fatta per Giove, che, del resto, come fu rilevato da molti, è concepito piú come un Geova Biblico che come un Giove omerico, non pare che la fantasia del poeta si commuova troppo per la luminosa schiera dei Numi Olimpii. Piú vivi e presenti alla sua fantasia, e, quasi direi al suo sentimento, sembra fossero gl’innumerabili dèmoni senza fisionomia né contorni precisi, che, rampollando da varie forme, avevano empiuto come d’una nebbia il cielo mitico di Grecia. Ne Le opere e i giorni, Esiodo dà anche qualche cifra precisa. I Demoni prefissi da Giove alla tutela della giustizia sono trentamila (252 sg.). Immaginate qualche cosa di simile per ciascuna delle innumerabili categorie di Dèmoni, e vedete dove si va a finire. Nebbia, dicevo; o, piuttosto, sciami d’insetti.

E talora parrebbe li concepisse cosí anche il poeta. La coorte infinita dei mali che affliggono l’umanità, quando Pandora non aveva ancora dato loro il volo, stavano rimpiattati, come i genii malefici delle Mille e una notte, dentro un orcio. E vanno vagolando innumerevoli, di notte e di giorno, e ne è piena la terra, e ne è pieno il mare (100). Muti, ché Giove li ha privati della parola; e «vestiti d’aria», ossia invisibili. Veri microbi d’Olimpo. Eppure, questi microbi, queste larve evanescenti, hanno virtú di suscitar l’interesse del poeta. Egli ne parla come di creature vive e presenti alla fantasia,