Pagina:Poemi conviviali (1905).djvu/105

Da Wikisource.

la gloria 85

vecchi, e cercate un dono qui, non prede.
     Verso Iro il vecchio anche ammiccò: poi disse:
Ospite donna, ben di lui conosco
quale sia l’ospitale ultimo dono.
     Ed ecco un grande tremulo belato
s’udì venire, e un suono di zampogna,
e sufolare a pecore sbandate:
e ne’ lor chiusi si levò più forte
il vagir degli agnelli e dei capretti.
Ch’egli veniva, e con fragore immenso
depose un grande carico di selva
fuori dell’antro: e ne rintronò l’antro.
E Iro in fondo s’appiattò tremando.


XX


la gloria


     E l’uomo entrò, ma l’altocinta donna
gli venne incontro, e lo seguiano i figli
molti, e le molte pecore e le capre
l’una all’altra addossate erano impaccio,
per arrivare ai piccoli. E infinito
era il belato, e l’alte grida, e il fischio.
Ma in breve tacque il gemito, e ciascuno
suggea scodinzolando la sua poppa.
     E l’uomo vide il vecchio Eroe che in cuore
meravigliava ch’egli fosse un uomo;
e gli parlò con le parole alate:
     Ospite, mangia. Assai per te ne abbiamo.
Ed al pastore il vecchio Eroe rispose:
     Ospite, dimmi. Io venni di lontano,
molto lontano; eppur io già, dal canto