d’erranti aedi, conoscea quest’antro.
Io sapea d’un enorme uomo gigante
che vivea tra infinite greggie bianche,
selvaggiamente, qui su i monti, solo
come un gran picco; con un occhio tondo...
Ed il pastore al vecchio Eroe rispose:
Venni di dentro terra, io, da molt’anni;
e nulla seppi d’uomini giganti.
E l’Eroe riprendeva, ed i fanciulli
gli erano attorno, del pastore, attenti:
che aveva solo un occhio tondo, in fronte,
come uno scudo bronzeo, come il sole,
acceso, vuoto. Verga un pino gli era,
e gli era il sommo d’un gran monte, pietra
da fionda, e in mare li scagliava, e tutto
bombiva il mare al loro piombar giù...
Ed il pastore, tra i suoi pastorelli,
pensava, e disse all’altocinta moglie:
Non forse è questo che dicea tuo padre?
Che un savio c’era, uomo assai buono e grande
per qui, Telemo Eurymide, che vecchio
dicea che in mare piovea pietre, un tempo,
sì, da quel monte, che tra gli altri monti
era più grande; e che s’udian rimbombi
nell’alta notte, e che appariva un occhio
nella sua cima, un tondo occhio di fuoco...
Ed al pastore chiese il moltaccorto:
E l’occhio a lui chi trivellò notturno?
Ed il pastore ad Odisseo rispose:
Al monte? l’occhio? trivellò? Nessuno.
Ma nulla io vidi, e niente udii. Per nave
ci vien talvolta, e non altronde, il male.
Disse: e dal fondo Iro avanzò, che disse:
Tu non hai che fanciulli per aiuto.