Pagina:Poesie (Carducci).djvu/1046

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1020 rime e ritmi

solcavi l’aurea chioma con l’aureo pettine, lunga
     12la chioma iva per l’alpe, vi ridea dentro il sole.

In un tempio a larghe ombre di larici acuti le Fate
     stavan, occhi fiammanti ne la gemma de’ visi:

serti di quercia al crine su le nere clamidi nero,
     16scettri avean d’oro in mano: riguardavano me.

— Orco umano, che sali da’ piani fumanti di tedio,
     noi la ti demmo: aveva gli occhi color del mare.

Or tu ne vieni solo. Che festi di nostra sorella?
     20l’hai divorata? — E fise riguardavan pur me.

— No, temibili Fate, no, soavi ninfe, lo giuro:
     ella è volata fuori de la veduta mia.

Ma la sua forma vive, ma palpita l’alma sua vita
     24ne le mie vene, in cima de la mia mente siede.

Con la imagine sua dinanzi da gli occhi tuttora
     che mi arde, con la voce che dentro il cor mi ammalia,