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Pagina:Poesie (Carducci).djvu/162

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136 juvenilia


E te a la bella schiera
Il fortissimo amor fece consorte
Che oprando hai mostro per sí nove guise.
Deh chi potea la fiera
20E grande imago vendicar da morte,
Di noi da ignavia rea menti conquise?
Te, certo, te l’ombra divina arrise;
Sí ch’eguale al subietto
Tua virtú si levò. D’amor, d’iroso
25Amor vampò su l’alta impresa il core.
Come cred’io che al ciglio lacrimoso
E a l’occhio ardente ed a l’ansar del petto
Si paresse il magnanimo furore!
Ché nulla, o prode, è di tua man la bella
30Lode verso il pensier che in te favella.

O caro, a cui possente
Spirò pietà di questa madre antica
E a l’opra degna carità suase!
Vedi la nova gente
35Come a’ parenti suoi fatta è nemica
E deserta di sua luce rimase.
Rea servitú gli antichi spirti rase
Da’ cor difformi; e omai
A noi disnaturar fatti siam pronti,
40Come turbo d’usanza avvien che spiri.
Ahi scesa giú de’ mal vietati monti
Pèste diversa che le menti aggiri;
Per te vita n’è spenta. E nostri guai