Pagina:Poesie (Carducci).djvu/493

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giambi ed epodi 467


E Virginio — Che far? Non ho figliuole
Altre da dare a gli Appi.
Questo mio ferro vecchio or niun lo vuole
16Né men per cavatappi. —

E Tullio — L’orazion mia per costoro
È troppo larga o stretta.
Lasciamo a Stanislao Pasquale il fòro,
20E il senato al Pancetta. —

E Tacito — O mie storie ispide e tese,
O mio duro latino,
Cediamo il posto a l’orvietan marchese
24Al Bianchi e a Pasqualino. —

E Bruto — Via da questa plebe stolta!
Mi faría com’ a un cane
Ne’ suoi circensi. Almeno ella una volta
28Voleva ancora il pane! —

E Marc’ Aurelio — Con questo po’ d’oro
Che avanza, io non son gonzo.19
Fuggiam, fuggiam, non aspettiam costoro,
32O mio caval di bronzo. —

Cosí gli spirti magni entro il latino
Ciel, di lor fuga mesto.
Trionfa la Suburra, urla Pasquino
36— Viva l’Italia! io resto. —


luglio 1871.