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106 LA MUSOGONIA

     Che dal giunonio latte il nome toglie:
     De’ piú possenti numi1 a destra e a manca
     Vi son gli alberghi con aperte soglie.
     Ma dove piú del ciel la luce è stanca
     Confuso il volgo degli dèi s’accoglie:
     Le Nebbie erran laggiú canute i crini2,
     256E l’ignee Nubi delle nebbie affini,
E i Turbini rapaci, e le Tempeste
     Co’ Zefiri che l’ali han di farfalle,
     Tal menando un rumor che la celeste
     Ne risuona da lunge ampia convalle.
     Un piú liquido3 lume infiora e veste
     Le sponde intanto di quel latteo calle.
     Ivi i palagi del Tonante sono,
     264Ivi le ròcche tutte d’oro e il trono.
Ed in questa del ciel parte migliore
     Giove accolse le Muse, e alle pudiche
     Liberal concedette il genitore
     Splendide case eternamente apriche4;
     A cui d’accanto la magion d’Amore
     Sorge con quella delle Grazie amiche,
     Dive senza il cui nume opra e favella
     272Nulla è che piaccia e nulla cosa è bella.
Fra le Grazie e Cupido e le Camene
     Dolce allor d’amistà patto si feo.
     Poi5 qual pegno d’amor a piú si conviene
     Ogni nume lor porse; il Tegeèo6


256. E l’atre nubi (C. ’21).

259. un rumor (’21).

273-4. Dolce si strinse allor fra le Camene E le Cariti un nodo e il Dioneo (C. ’21).

    dormiva. Svegliatasi la dea e respinto da sé il fanciullo, venne a spargersi il divino latte parte pel cielo, e fece la via che adesso si chiama lattea; parte sopra la terra, e diede la bianchezza ai gigli che prima erano di color croceo... Del resto, a tutti è noto presentemente che la via lattea altro non è che un aggregato di soli cosí numerosi, che Herschel nelle ultime sue osservazioni asserisce averne distintamente notati oltre cinquantamila nel solo arco di 15 gradi, non computandone un numero molto maggiore che il suo gran telescopio debolmente raccolse, e l’occhio non potè fissare». Mt.

  1. De’ piú possenti ecc.: Ovidio Metam. 1, 158: Est via sulbimis coelo manifesta sereno; Lactea nomen habet, candore notabilis ipso... Dextra, laevaque deorum Atria nobilium valvis celebrantur apertis. Plebs habitat diversa locis.
  2. Le Nebbie ecc.: «Erano varie presso gli antichi le specie degli dei. Perocché altri possedevano la pienezza della divinità, e chiamavansi dei massimi; altri la possedevano imperfetta, e questa appellavasi la plebe degli dei, come i venti, le nebbie, i fiumi ecc.» Mt. Cfr. Cicerone De Nat. D. III, 20; Ovidio Fast. VI, 193, Metam. I, 171 ecc.
  3. liquido: chiaro, limpido. L’Ariosto, in questo senso, ha un «liquide onde»: cfr. O.F. I, 37.
  4. apriche: illuminate dal sole.
  5. Poi ecc.: «Era frequente fra gli dei il costume dei doni in contrassegno di particolare benevolenza. L’osserviamo nelle nozze di Tetide con Peleo, in quelle d’Ermione con Cadmo, e nella prima comparsa che fece in cielo Pandora». Mt.
  6. il Tegeèo: Pane (detto cosí da Tegea, città dell’Ar-