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LA MUSOGONIA 109

     E di molte magnanime donzelle1,
     Cui del cielo son noti i cangiamenti
     E del sol le fatiche e delle stelle
     Predir sann’anco lo spirar de’ venti
     E il destarsi e il dormir delle procelle,
     San come il tuono il suo ruggito metta
     344E le prest’ale il lampo e la saetta.
San quale occulta formidabil esca
     Pasce i cupi tremuoti e li commove;
     San qual forza i vapori in alto adesca
     E dell’arsa gran madre in sen li piove
     Come il flutto si gonfi e poi decresca,
     E cento di natura arcane prove;
     Ché natura alle vaghe Oceanine
     352Tutte le sue rivela opre divine.
E son tremila, di che il grembo ha pieno,
     Del canuto Oceán l’alme figliuole,
     Che l’etïopio pelago e il tirreno
     Fanno spumar con libere carole.
     Ed altre dell’Egeo fendono il seno,
     Altre quell’onda in cui si corca il sole2,
     Là dove Atlante lo stridore ascolta3
     360Del gran carro febeo che in mar dà volta.
Altre ad aprir conchiglie, altre si dànno
     Dai vivi scogli a svellere coralli;
     Per le liquide vie tal altre vanno
     Frenando verdi alipedi4 cavalli


340. E del sole i vïaggi e (C. ’21).

342. E il dormire dell’onde e le procelle (C. ’21).

355. E l’etiopio sale (C. ’21).

    corna di toro ai fiumi si ha nello Scoliaste di Sofocle, il quale dice che rappresentansi i fiumi col capo taurino per significare il muggito con cui sboccano nel mare». Mt. Cfr. Virgilio Georg. IV, 371 ed En. VIII, 77; Orazio Od. IV, xiv, 25; Testi ode A. R. Montec., 22 ecc.

  1. «Altre sono le Nereidi, altre lo Oceanidi. Qui parlasi delle seconde, che erano tre mila, secondo Esiodo, laddove le prime non erano che cinquanta. Si attribuisce loro la cognizione dei fenomeni della natura, perché ordinariamente lo stesso lor nome esprime una qualità fisica. Dicasi altrettanto delle Nereidi». Mt.
  2. quell’onda ecc.: l’Oceano alle rive di Spagna e del Portogallo.
  3. Atlante: figlio di Giapeto e di Climene, e fratello di Premeteo e d’Epimeteo, stando nel confine del mondo (lo stretto di Gibilterra, vicino alla regione africana della Mauritania), sosteneva il cielo col capo e con le braccia. Cfr. Omero Odis. I, 52; Esiodo Teog. 507 e Ovidio Metam. IV, 630. — lo stridore ecc.: Leopardi Ad A. Mai, 78: «oltre alle colonne, ed oltre ai liti, Cui strider l’onda all’attuffar del sole Parve udir su la sera...» Era, annota a questo luogo il Leop. stesso, «fama divulgata anticamente, che in Ispagna o in Portogallo, quando il sole tramontava, si udisse di mezzo all’Oceano uno stridore simile a quello che fanno i carboni accesi, o un ferro rovente quando tuffato nell’acqua».
  4. verdi alipedi: «Verdi, perché algosi, o perché imitanti il colore dell’acqua marina che si risolve in un verde cupo. Perciò Ovidio nel secondo della sua Arte, v. 92: Clauserunt virides ora loquentis aquae; e precisamonte nello stesso mio