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148 IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI

190Come in alto levârsi e fur flagello
Della patria! Oh Licurghi!1 oh Cisalpina,
Non matrona, ma putta nel bordello!2
Tacque; e l’altro riprese: La divina
Virtú, che informa le create cose
195Ed infiora la valle e la collina,
D’acute spine circondò le rose,
Ed accanto al frumento e al cinnamomo3
L’ispido cardo e la cicuta pose.
Vedi il rio vermicel che guasta il pomo,
200Vedi misti i sereni alle procelle
Alternar l’allegrezza e il pianto all’uomo.
Penuria non fu mai d’anime felle:
Ma dritto guarda, amico, ed abbondante
Pur la patria vedrai d’anime belle.
205Ve’ quante Olona4 ne fan lieta, e quante
Val-di-Pado, Panaro e il picciol Reno5;
Picciolo d’onde e di valor gigante.
Reggio6 ancor non obblia che dal suo seno
La favilla scoppiò d’onde primiero
210Di nostra libertà corse il baleno.
Mostrò Bergamo mia che puote il vero
Amor di patria7, e lo mostrò8 l’ardita

    Lucio Mummio, che, fatto console nel 146 av. C., distrusse Corinto e fondò la provincia romana dell’Acaia, trasportando in Roma (cosa importantissima per l’arte e la coltura di questa città) le opere piú squisite dell’arte greca. Fu virtuoso e povero tanto, che la repubblica dovette dotare la figlia di lui. — Fabrizio rifiutò, nel 280, i doni corruttori di Pirro e fu, negli alti uffici che sostenne, di tanta integrità, da morir poverissimo e da avere per questo i funerali a pubbliche spese. Cfr. Valerio Massimo IV, 4 e Dante Purg. xx, 25.

  1. 191. Oh Licurghi!: oh che legislatori!
  2. 192. Non matrona ecc.: Dante Purg. vi, 78: «Non donna di provincie, ma bordello».
  3. 197. cinnamomo: specie di aroma.
  4. 205. Olona: fiume che nasce dai colli della Brianza nel territorio comasco, passa vicino alle mura di Milano e si scarica nel Po. Qui, per tutta la Lombardia. Cfr. la nota al v. 39, p. 4.
  5. 206. Val-di-Pado: il ferrarese, che anche Dante (Par. xv, 137) designa così. — Panaro: il Modenese. — Reno: il Bolognese.
  6. 208. Reggio ecc.: Alcuni volontari reggiani, guidati da Carlo Ferrarini, nella mattina del 30 settembre 1796 inseguirono una forte schiera di soldati austriaci usciti dal Mantovano, e, per diverse vie, li ridussero al castello di Montechiarugolo, facendone prigionieri 114 e togliendo loro tre carri, quattro bandiere e tutti i fucili: indi, passando per Reggio (già liberatasi dalla soggezione estense fin dal 25 agosto), si recarono a Milano per presentare al Bonaparte la preda della vittoria. Le accoglienze furono festose. Si cantava per le vie: «Vieni in seno ai tuoi fratelli, Bravo popolo reggiano, Tu col sangue e con la mano Già tornasti in libertà. Spiega pure i tuoi trofei ecc.». Il fatto, piccolo in sé, ma non senza grande importanza pel tempo in cui avvenne, suscitò grande rumore per la penisola, tal che il Foscolo, dedicando a’ Reggiani, ché a voi spetta, l’Oda a Bonaparte liberatore, li salutava primi veri italiani e liberi cittadini. Cfr. V. Fontana: Una pagina gloriosa di storia reggiana in La rivista emiliana, n. 25 settembre 1887; De Castro, p. 112 e Franch., p. 182.
  7. 211. Mostrò Bergamo ecc.: Nel 1427 Bergamo si assoggettò spontaneamente alla repubblica di Venezia, alla quale rimase unita fino alla caduta di quella repubblica (1797): poi fece parte della repubblica cisalpina, dell’italiana è del regno italico.
  8. 212. e lo mostrò