Pagina:Poesie (Monti).djvu/53

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SULLA MORTE DI GIUDA 37

     Dentro la strozza in suon rabbioso e tristo,
     E Gesú bestemmiava e il suo peccato
     Ch’empiea l’Averno1 di cotanto acquisto.8
Sboccò dal varco al fin con un ruggito.
     Allor Giustizia l’afferrò, e sul monte
     Nel sangue di Gesú tingendo il dito,
Scrisse con quello al maledetto in fronte
     Sentenza d’immortal pianto infinito,
     E lo piombò sdegnosa in Acheronte.214


II


Piombò quell’alma all’infernal riviera,
     E si fe’ gran tremuoto in quel momento.
     Balzava il monte, ed ondeggiava al vento
     La salma in alto strangolata e nera.
Gli angeli, dal Calvario in su la sera
     Partendo a volo taciturno e lento,
     La videro da lunge; e per pavento
     Si fêr dell’ale agli occhi una visiera.22
I demoni frattanto all’aere tetro3
     Calâr l’appeso, e l’infocate spalle
     All’esecrato incarco eran ferètro.
Cosí, ululando e schiamazzando, il calle
     Preser di Stige; e al vagabondo spetro4
     Resero il corpo nella morta valle.28


N. B. Queste varianti sono state ricavate dalle Poesie dell’ab. V. M. (Parte seconda): Verona, Giuliari, 1801, indic. con un G., e dal Parnaso degl’italiani viventi (vol. XVII): Pisa, Capurro, 1808, indic. con un C.

6. in tuon rabbioso e tristo (C.).

14. E lo cacciò sdegnosa (G.).

15. Lanciò quell’alma (G.).

21. e per spavento (G. C.).

22. Si fêr dell’ale al volto (G.).


    nel tempio, si ritirò e si appiccò a un capestro».

  1. 8. Averno: piccolo lago della Campania, tra Cuma e Baia, che occupa il cratere d’un vulcano spento, che fu già tutto contornato di foreste e, pel suo orrore e pel puzzo di zolfo che metteva, creduto ingresso allo regioni infernali. Cfr. Virgilio, En. VI, 126 e 201. Qui sta per l’inferno stesso.
  2. 14. Acheronte: fiume infernale, che Virgilio chiama avarus (Georg. II, 492), imus, (En. XI, 23) ecc. Cfr. anche Dante Inf. III, 71. Qui, per l’inferno.
  3. 23. Ecco il sonetto del Gianni, com’è pubb. dal Vicchi (VIII, p. 186): «Allor che Giuda di furor satollo Piombò dal ramo, rapido si mosse Il tutelar suo demone, e scontrollo Battendo l’ali fumiganti e rosse; E per la fune, che gli strinse il collo Giú nel bollor delle roventi fosse Appena con le forti unghie avventollo, Ch’arser le carni, e sibilaron l’osse. E giunto nella ignivoma bufera Lo stesso orribil Satana fu visto L’accigliata spianar fronte severa: Poi fra le braccia incatenò quel tristo, E con la bocca sfavillante e nera Gli rese il bacio, ch’avea dato a Cristo».
  4. 27. Stige: palude infer-